Zakhriddin Mukhamad Babur

Se c’è un paradiso in terra, è questo, è questo, è questo!

 

Zakhriddin è più comunemente noto come Bābur, una parola di origini indo-europee che significherebbe “leopardo”, “pantera” o “tigre” (persiano: babr). Il cugino di Babur, Mīrzā Muḥammad Haydar, scrisse infatti:

 

“A quel tempo i ciagatai erano molto rozzi e incolti, non come ora. Quindi trovavano difficoltoso pronunciare il nome di Ẓahīr ud-Dīn Muḥammad e presero l’abitudine di chiamarlo Babur.”

 

 

 

Nato ad Andijan il 14 febbraio1483. Morto ad Agra il 26 dicembre 1530.

 

Fu un famoso poeta uzbeko, pensatore, scrittore,  storico e statista, fondatore della dinastia e dell’impero di timuridi.

 

Figlio del sovrano di Fergana e pronipote di Tamerlano nel 1494 divenne il sovrano di Fergana e nel 1526 fondò l’Impero dei baburids, conosciuto nella storia del mondo  orientale come il “Grande Impero dei Mongoli”. Visse fino alla conquista inglese nel 1848.

 

Prima di diventare sovrano dovette recuperare le terre perdute da suo padre e fu costretto a viaggiare attraverso l’India per trovare alleati nella lotta di riconquista.

 

Dopo la sconfitta di Ibrahim Lodi, il sovrano afghano di Delhi, nella battaglia di Panipat nel 1526, diede vita ad un periodo di 200 anni di dominio Mogul in India. Conquistata gran parte delle terre del nord dell’India, Babur governò con la forza, priva di ogni amministrazione civile. In aggiunta al suo genio militare, possedeva anche un amore per la letteratura. Scrisse opere poetiche, sociali, militari.

 

L’eredità poetica di Babur è molto ricca e versatile. Le sue opere liriche sono raccolte in vari  libri. Scrisse nel 1519 il  Divan Kabu” e nel 1529  il Divan indian”, trattando nei suoi scritti tematiche diverse. Il lavoro di Babur, Baburname, è legato alla storia dell’impero e abbraccia un arco di tempo che va dal 1494 al 1529. Baburname è stato tradotto in lingua persiana nel 1586, olandese (1705), inglese (1826), francese (1871), turco (1940), russo (1942).

 

Tra le opere scientifiche occupa una posizione eccezionale il  Trattato di Aruza scritto nel 1523-25, in cui esamina la teoria delle metriche orientali Aruz. Nel 1521 scrisse il lavoro filosofico-religioso Mubayin e nel 1521 scrisse un libro sulla fiscalità, Maubayinu-l-zakot. Alcune delle sue opere come  Harb Ishi  (Le operazioni militari) e Musika ilmi (La scienza della musica), non sono ancora state ritrovate.

 

L’architettura

 

Vista della Moschea Babri (ovvero di Babur), che si ritiene sia stata commissionata da Babur ad Ayodhya nel XVI secolo. È stata distrutta durante un tumulto di indu nel 1992

 

Babur viaggiò per il paese, ammirandone gran parte del territorio e dei panorami, e diede l’avvio alla costruzione di una serie di strutture in cui i preesistenti ghirigori indu di dettagli scolpiti si mescolavano con i disegni tradizionali musulmani propri di persiani e turchi. Scrisse lui stesso con reverente meraviglia degli edifici di Chanderi, un villaggio scavato nella roccia, e del palazzo del Raja Man Singh a Gwalior, riferendone nei termini di “palazzi meravigliosi, interamente ritagliati dalla roccia”. Fu invece infuriato dagli idoli jainisti scolpiti sulla superficie della roccia sotto la fortezza di Gwalior. “Questi idoli sono mostrati completamente nudi, senza nemmeno coprirne le parti intime… Ne ho ordinato la distruzione.” Per fortuna le statue non furono distrutte completamente, ma ne furono rimossi i genitali e i volti (questi ultimi poi restaurati da scultori moderni).

 

Per ricordare a sé stesso le terre che si era lasciato alle spalle, Babur iniziò la creazione di deliziosi giardini in tutti i palazzi e le province, dove usava sedere per trovare ombra al feroce sole dell’India. Cercò il più possibile di ricreare quelli di Kabul, che riteneva i più belli del mondo e in uno dei quali volle alla fine essere sepolto (il Bagh-e Babur, ovvero Giardino di Babur). “In quell’Hindustan privo di fascino e di ordine, i giardini erano creati senza ordine e simmetria.” Quasi trenta pagine delle sue memorie sono occupate da descrizioni della fauna e della flora di quell’Hindustan.

 

 

Vista della Moschea Babri (ovvero di Bābur), che si ritiene sia stata commissionata da Bābur ad Ayodhya nel XVI secolo. È stata distrutta durante un tumulto di indu nel 1992