Riti e simbolismi

Il paesaggio umano dell’Uzbekistan è caratterizzato dalla coesistenza di differenti etnie, gruppi che nel tempo si sono stanziati su questo territorio, tappa importante della Via della Seta. Caratteristiche di questa regione dell’Asia centrale sono le differenziazioni identitarie che hanno prodotto sincretismi culturali tra simboli orientali ed occidentali. La prova di questo clima, ancora oggi riscontrabile, sono le stesse descrizioni che già Marco Polo ha riportato nei suoi appunti di viaggio. Tuttavia nel processo storico dell’Uzbekistan, fu l’islamizzazione la vera forza universale di coesione, che portò ordine in un contesto sociale, diciamo, confuso. Questo processo divenne irreversibile, di forte impatto a tutti i livelli societari, tanto da saper resistere ai tentativi dei colonizzatori russi,. I valori e gli orientamenti comportamentali dettati dal credo religioso, costituiscono a tutt’oggi il consenso collettivo a riti e rituali culturali, espressioni sociali caratterizzanti le popolazioni dell’Asia Centrale e dello stesso Uzbekistan.

 

Prenderemo ora in considerazione i più significativi riti di passaggio: matrimonio, nascita, circoncisione e morte, come modelli espressivi e consolidati della cultura uzbeka.

 

Il matrimonio rappresenta intrecci di alleanze tra famiglie, ed è organizzato rispettando precisi momenti che strutturano il rituale. Di solito è la famiglia dello sposo a scegliere la futura moglie. I parenti dello sposo si recano in casa della futura sposa, secondo il rito Fatiha tuy, a chiedere la mano della ragazza. Se la famiglia della giovane scelta acconsente, il patto di promessa viene sigillato con la rottura di una focaccia, secondo il rituale Non sindirish. In seguito alla promessa di matrimonio, viene fissata la data delle nozze e le famiglie assumono così l’obbligo morale inderogabile di rispettare il patto concordato. Le nozze in Uzbekistan sono celebrate con grande solennità. Sono i genitori della sposa che vestono il futuro marito con il sarpo, l’abito nuziale. Davanti al Mullah gli sposi sono dichiarati marito e moglie e ricevono da questi la benedizione di lunga felicità, prosperità e numerosa prole. Subito dopo, presso l’ufficio delle registrazioni civili, lo ZAGS, gli sposi legittimeranno l’unione, anche sotto il profilo normativo. Secondo un’antica tradizione zoroastriana, ancora oggi molto rispettata dagli uzbeki, la nuova coppia non entra nella nuova casa, senza il rituale propiziatorio di purificazione, che consiste, per i novelli sposi, nel girare tre volte intorno ad un fuoco che arde di fiamma viva e scoppiettante. Con il rito d’ingresso: Kelim salomi, la mattina successiva alle nozze, la sposa è accolta nella famiglia dello sposo, acclamata da tutti i parenti e gli amici dello sposo, che esprimono il loro gioioso consenso con festosi regali.

 

 

Come per il matrimonio, la nascita di un bambino è un evento molto atteso. E quando avviene, nel quarto giorno dalla nascita, i parenti della giovane madre esprimono la loro gioia con il rito Beshik tui, portando come consuetudine di buon augurio al nuovo nato una culla di legno ornata con disegni dipinti. Il nuovo nato, fasciato dalle donne presenti, viene adagiato nella culla e presentato in forma ufficiale a tutti i parenti ed amici. Questa ritualità ha un’importanza non trascurabile, perché attraverso di essa il clan familiare accoglie al suo interno il bambino, frutto dell’unione legittima. Prima che la fanciullezza abbia termine, al bambino sarà praticato l’antico rito islamico santificato della circoncisione: Hatna Kilish, che segna la separazione dal mondo asessuato e l’ingresso nel mondo sessuale. Si tratta di una vera e propria festa. In presenza degli anziani del vicinato il bambino legge alcuni versi della sura. Gli anziani danno la loro benedizione e all’improvviso compare uno stallone tutto decorato con finimenti e nastri coloratissimi, sulla cui groppa viene messo il futuro “uomo”, a cui tutti augurano di diventare un uomo forte ed un onorato cavaliere.

 

Nei riti di passaggio, la morte di un parente stretto per gli uzbeki viene vissuta attraverso tre momenti. Il giorno del funerale è il momento della separazione momentanea. Passati 20 giorni dal giorno della morte del defunto, i parenti si ritrovano tutti intorno ad una ricca tavola imbandita per commemorare lo scomparso. Inizia, da questo momento, “l’attesa” della separazione definitiva dal defunto, che avviene ad un anno dalla sua morte, sempre con tutti i parenti riuniti intorno ad una ricca tavola imbandita. Da questa brevissima sintesi sui riti che in un certo senso scandiscono momenti importanti di vita della gente uzbeka, si evince anche quanto la simbologia del “dono”, inteso come scambio materiale e di valori nelle relazioni sociali, costituisca la base della socialità della gente uzbeka. Il semplice gesto “dell’inchino silenzioso”, accompagnato dalla mano sul cuore, è un atto di donazione profonda della propria riconoscenza ed ammirazione, caratteristico della cultura asiatica. Attraverso un simbolismo rituale da rispettare si perpetua nel tempo una struttura sociale coesa, in cui i simboli sono più reali di ciò che simboleggiano, come è abbastanza riscontrabile in tutta l’area dell’Asia centrale. Il senso dell’ospitalità è intrinseco nella mentalità della gente uzbeka. La comunità dei vicini, il Mahallya, antichissima unità strutturale, vigila sul rispetto dei costumi e delle tradizioni, ed interviene affinché l’ospitalità sia rispettata. Il Mahallya è così la cellula di quartiere, al di sopra degli individui stessi, garante di questi momenti che scandiscono le ritualità di passaggio, forme importanti di vita quotidiana ed aggregativa, che strutturano l’identità distintiva della popolazione dell’Uzbekistan.