La festa di Navruz: celebrazione della vita

Quando, il 21 marzo di ogni anno, secondo il calendario astrologico, il sole entra nel segno dell’Ariete, in Uzbekistan si celebra l’antichissima festa di Navruz. E’ una festa celebrata da tutto il popolo uzbeko da più di 2500 anni. Di importanza non trascurabile, per quel che riguarda il sentimento di appartenenza identitaria del popolo uzbeko, il Navruz ha contribuito al recupero di tradizioni, arte e folklore interpretati in senso nazionalistico. Così l’antico storico greco Strabone, ha descritto la celebrazione di Navruz: “Dai tempi antichi fino ad oggi la gente di Transoxiana si raccoglieva nel tempio del fuoco proprio in questo giorno. Questa è la più sacra delle feste, i commercianti chiudono il proprio negozio e gli artigiani arrestano il proprio lavoro. Ognuno si diverte, offrendosi, l’un l’altro, bevande e alimenti che siano stati toccati dal fuoco”.

Le origini di Navruz sono, senza dubbio, persiane e sono collegate alla dottrina ideologica di Zoroastro, che contrappone la luce alle tenebre, la vita alla morte, la materialità alla spiritualità. Soffermiamoci sul significato etimologico della parola Navruz, che vuol dire “nuovo giorno”. La festa che, per il popolo uzbeko, segna l’inizio del nuovo anno, è un momento particolarmente propiziatorio perché festeggia l’aumento delle ore di luce rispetto a quelle di buio, che proprio nell’equinozio di primavera, il 21 marzo, diventano numericamente uguali. Il Navruz sotto questo aspetto, deve essere visto come la celebrazione della vita che rinasce, riconducibile alle manifestazioni del risveglio della natura, dell’agricoltura, e quindi all’intensificarsi delle relazioni umane, sollecitate dal  rolungarsi delle ore di luce. Un’antica festa di masse, di propiziazione vegetale, che simboleggia nella sua ricorrenza  tagionale, una ritualità di comportamenti ed atteggiamenti dettati dai valori che caratterizzano l’identità etnica del popolo uzbeko, specchio di sincretismi culturali, per le convivenze multietniche prodottesi all’interno di questo paese situato sulla Via della Seta.

 

Per il popolo uzbeko il 21 marzo rappresenta un giorno di “spaccatura” tra il vecchio ed il nuovo. Con l’inizio della produzione agricola, la terra seminata germoglia i suoi frutti, nella rinascita alla vita, al rinnovamento, nonché alla gioia e alla spensieratezza. E’ su queste note di positività che la Festa pagana di Navruz struttura i suoi significati simbolici più antichi e profondi. Le festività si svolgono durante le ore del giorno e coinvolgono interi nuclei familiari (hashar). Il 21 marzo scandisce l’inizio delle celebrazioni, che si protraggono per tutti i 13 giorni successivi. La “rinascita” investe in pieno la vita della gente. Le case sono pulite minuziosamente. La biancheria è lavata e riordinata. Vengono buttate le cose vecchie e logore, come vestiti e mobili. Si comprano semi di alberi da frutto da piantare nel giardino della propria abitazione. I rami dei peschi, del mandorlo e del melograno che hanno prodotto boccioli dai brillanti colori pastello, vengono mirabilmente composti in vasi, per far entrare in casa quel senso di colorata allegria primaverile. E’ doveroso comprare nuovi vestiti da indossare durante le celebrazioni della festa.

 

Indossare un abito “nuovo” rientra nei progetti propositivi che caratterizzano il tempo di Navruz, contribuendo all’augurio di ogni sorta di bene e positività. Con il “nuovo” abito si andrà a rendere visita a parenti ed amici, anche a coloro con cui si è in inimicizia, perché il Navruz rompe con il passato ed apre alla riconciliazione. Chi ha litigato deve far pace. Chi ha debiti, deve saldarli. Chi non ha perdonato, deve perdonare. Tutto ciò ha un parallelismo con la simbologia della luce che trionfa sul buio, nutrendo la vita e l’amore. Nei parchi e nelle piazze, circondate da alberi in fiore, tutti godono una esaltante allegria. I personaggi tradizionali, Bahor-Hanum (La Primavera), Dehkan-Bobo (Il Coltivatore anziano), Momo-Er (La Terra), accompagnati dai musicisti, guidano lungo le strade in automobili decorate con fiori ed invitano tutti nella piazza centrale, in cui avviene la celebrazione principale. In questi tredici giorni di festeggiamenti nazionali, le tavole imbandite delle famiglie uzbeke dettano le leggi della convivialità e della coesione familiare e sociale.

 

Tavole addobbate con simboli precisi e irrinunciabili, come uno specchio che “rifletta” il passato e nello stesso tempo “mostri” un futuro sereno e propizio. Candele accese, la cui fiamma simboleggia il fuoco, elemento di purificazione dal male. A tavola non deve mancare un’ampolla dentro la quale vengono bruciati aromi d’incenso. Un vaso pieno d’acqua deve contenere all’interno un pesce vivo, i cui vivaci guizzi, sono augurio di lavoro ed abbondanza economica. Nell’imbandire la tavola (dastarkhan) della Festa, sono d’obbligo sette piatti, il cui nome in lingua Farsi, cominci con la lettera “S” e sette piatti con le lettere ”sh”, che raccolgano al loro interno elementi fondamentali della cucina uzbeka, come aglio, aceto, bacche di spincervino, frumento germogliato, mele, e varie qualità di erbe fresche. Naturalmente non è festa se la tavola non è allietata da un buon vino, dai dolci tipici del momento, dal miele, dal latte e dal riso. Ma una cosa caratterizza la tavola di questa festa nazionale uzbeka, ed è la preparazione del sumalaq, fatto con germogli di frumento e farina, che simboleggiano la vita eterna.

Il sumalaq richiede 24 ore di preparazione, fino a che non raggiunge la consistenza di una massa vischiosa e solida. Viene cotto in grandi tegami di rame, nel cui fondo sono depositate piccole pietre rotonde che impediscono alla massa vischiosa di bruciare. Se un commensale trova nel suo piatto una di quelle pietre, la buona fortuna è senza dubbio dalla sua parte per tutto il nuovo anno a venire. Nell’Uzbekistan indipendente, la Festa nazionale di Navruz ha favorito la coesione ed il senso d’appartenenza in questa repubblica multirazziale e multietnica. Un momento di ritualità e commemorazioni allietato da balli e canti in tutto il paese, che favoriscono la condivisione di un’identità costruita con arti e tradizioni popolari sedimentate da popoli dell’Asia Occidentale e Centrale, nonché popolazioni del vicino Medio Oriente. Vivere bene, ossia nell’amicizia, nella gioia, nel divertimento e nell’abbondanza, la tanto attesa festa uzbeka della primavera, è buon presagio, e soprattutto un ottimo augurio per un anno all’insegna di una vita serena.